Ricetta Cardillo sannita

Il Cardillo sannita è un piatto emblematico della cucina di recupero e della sapienza contadina nel valorizzare le risorse spontanee del territorio. Questa preparazione utilizza il cardillo, una pianta selvatica (Sonchus asper) che cresce spontaneamente nei campi e nei terreni incolti del Sannio, soprattutto in primavera.

Conosciuto anche come “crespigno”, il cardillo veniva raccolto dalle donne durante le passeggiate in campagna, riconoscendolo con occhio esperto tra le altre erbe selvatiche. La sua raccolta rappresentava un momento importante dell’economia domestica rurale, fornendo un nutrimento gratuito e ricco di proprietà benefiche. In questo semplice piatto, povero negli ingredienti ma ricco di sapore e valori nutrizionali, si concentra tutta la saggezza della cucina sannita che sapeva trasformare anche le erbe più umili in piatti nutrienti e saporiti.

Cardillo sannita

Un contorno tradizionale che valorizza le erbe spontanee del territorio, preparato con il cardillo, pianta selvatica dal sapore leggermente amarognolo ma ricca di proprietà benefiche. Questa ricetta rappresenta l’essenza della cucina povera sannita, dove ingredienti semplici e facilmente reperibili si trasformano in piatti dal sapore autentico. Spesso arricchito con fagioli, diventava un piatto unico sostanzioso nelle famiglie contadine.

DETTAGLI RICETTA
  • Tempo Totale: 45 Minuti
  • Difficoltà: Facile
  • Kcal: 180
INGREDIENTI
  • 1 kg di cardilli selvatici (germogli di Sonchus asper)

  • 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva

  • 2 spicchi d’aglio

  • 1 peperoncino piccante (facoltativo)

  • 300g di fagioli cannellini già cotti (facoltativo)

  • Sale q.b.

  • Fette di pane casereccio abbrustolito per servire

GUIDA / ISTRUZIONI
  • Raccogliere i cardilli selvatici, scegliendo preferibilmente i germogli giovani prima della fioritura. Se non si ha la possibilità di raccoglierli, possono essere sostituiti con cicoria selvatica o catalogna.

  • Pulire accuratamente i cardilli, eliminando le parti sciupate e le eventuali radici. Lavarli ripetutamente in acqua fredda per eliminare ogni traccia di terra.

  • Portare a ebollizione una pentola d’acqua salata e lessare i cardilli per circa 10-15 minuti, fino a quando risultano teneri ma ancora al dente.

  • Scolare bene i cardilli, strizzandoli leggermente per eliminare l’acqua in eccesso, e tagliarli grossolanamente.

  • In una padella ampia, scaldare l’olio extravergine d’oliva con gli spicchi d’aglio schiacciati e, se lo si utilizza, il peperoncino piccante spezzettato.

  • Quando l’aglio inizia a dorarsi, aggiungere i cardilli lessati e strizzati.

  • Far saltare a fuoco vivo per 5-7 minuti, mescolando spesso, per far insaporire i cardilli e fargli perdere ulteriore umidità.

  • Se si utilizza la versione con i fagioli, aggiungerli in questo momento e continuare la cottura per altri 3-4 minuti, mescolando delicatamente per non schiacciarli.

  • Regolare di sale e, se necessario, aggiungere un filo d’olio extravergine a crudo prima di servire.

  • Servire caldo o a temperatura ambiente, accompagnato da fette di pane casereccio abbrustolito.

NOTE

Il cardillo selvatico è ricco di vitamine e sali minerali, ed era considerato un vero toccasana nella medicina popolare, soprattutto per le sue proprietà depurative. La raccolta dei cardilli è ottimale in primavera, prima dello sviluppo dello scapo fiorale, quando le foglie sono più tenere e meno amare. Nelle varianti più elaborate della tradizione sannita, si aggiungono anche pezzetti di pancetta o cotenna di maiale, che venivano rosolati nell’olio prima di aggiungere i cardilli, oppure si arricchisce il piatto con un uovo sbattuto negli ultimi minuti di cottura. Nella zona della Valle Telesina, si utilizza il cardillo anche per preparare frittate rustiche o come ripieno per torte salate. Se non si riesce a trovare il cardillo selvatico, si può sostituire con cicoria selvatica, catalogna o cime di rapa, anche se il sapore sarà leggermente diverso. Nei paesi dell’Alto Sannio, questo piatto viene tradizionalmente servito il Mercoledì delle Ceneri come primo pasto di magro dopo i festeggiamenti del Carnevale.

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